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Mustang: il motore della libertà

3 Dicembre 2015 by in category Articoli dal DAMS tagged as , , , , , , with 0 and 0
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Siamo in un paesino della Turchia settentrionale.  Cinque sorelle vivono con la nonna e lo zio. Tornando da scuola si fermano a giocare innocentemente in spiaggia insieme a dei ragazzi, si tuffano in acqua senza neanche togliersi i vestiti. La notizia arriva a casa dalla vicina, causando scalpore nella nonna e nello zio, che decidono che è arrivato il momento per le ragazze di crescere.

La casa si trasforma in una prigione con sbarre alle finestre, viene insegnato loro come diventare brave massaie e come cucinare. Ad una ad una diventeranno promesse spose di qualcuno che non hanno scelto: Sonay riuscirà a combinare un matrimonio d’amore, Selma accetterà con rassegnazione l’uomo che le è stato imposto, ed Ece, di cui lo zio ha abusato a lungo, vedrà nel suicidio l’unica via d’uscita. Lale è ancora una bambina che è in grado di sognare. Nei suoi occhi c’è Istanbul e la conviznione che i suoi non sono pensieri infantili. Impara a guidare grazie ad un ragazzo incontrato per caso. Il giorno delle nozze di Nur, Lale barrica lei e la sorella in casa, trasformando paradossalmente quella prigione nella loro via d’uscita. In un climax di forte tensione le due riescono a fuggire usando la macchina dello zio, che le porterà lontane dalla casa in modo da riuscire a partire per Istanbul.

Mustang è un film toccante, in cui le tematiche della violenza fisica e psicologica sono intervallate sapientemente da scene divertenti, rendendo il film tremendamente realistico ma anche vagamente onirico. Mai la violenza viene mostrata nuda e cruda,  viene fatta percepire velatamente ma in modo chiaro. I ragazzi presenti in sala hanno colto molto bene questo aspetto ed  hanno apprezzato ampiamente il film. Non particolarmente animato è stato il dibattito, fatta eccezione per alcuni audaci di fronte ad una platea numerosa. Qualcuno di loro ha dato la colpa alla religione, altri hanno parlato invece a suo favore, legandosi più alla mentalità retrograda tipica dei paesi molto piccoli che ai doveri che ci vengono imposti.

Federica Tudisco

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